LA PARLATA FURESTICA - Considerazioni su certe espressioni in dialetto gualdese.


- LA PARLATA FURESTICA - Considerazioni su certe espressioni in dialetto gualdese.

Ci sono parole guadesi che non somigliano a nessuna parola italiana e nemmeno straniera sia del linguaggio presente che di quello passato. Una di queste parole è il verbo "mastricciare" (Qualcuno ultimamente ha notato qualche assonanza tra questa parola ed il trattato di Maastricht e siccome sembra che in quella sede si sia appunto "mastricciato" parecchio, effettivamente l'accostamento tra i due fonemi potrebbe non apparire del tutto infondato).

Mastriccia colui che manipola qualche sostanza di consistenza plastica (per esempio della creta, della pasta per insaccati o per la preparazione di pane e focacce) con insistenza angosciante dettata da una forte libidine tattile. La forza icastica delle mani che "mastricciano" rappresenta la sostanza e la forma di questa parola. Non a caso sempre più spesso essa viene usata in circostanze di particolare intimità dal gentil sesso per calmare i bollori di corteggiatori troppo intraprendenti: ..." ..e sta fermo...ma que fae...que stae a mastriccià sotto tu lì...?!" intendendosi ovviamente per "sotto tu lì" un luogo che non può essere visitato se non con estrema delicatezza e previo espresso (o tacito) consenso della proprietaria  della stessa zona corporea.

Smucina invece, colui che cercando freneticamente qualcosa, mette a soqquadro un'ambiente, uno o più contenitori (smucinare dentro un cassetto) o un qualche luogo pulito ed ordinato.Smucinare è un poco più di rovistare ed un poco meno di devastare.

Queste  parole si apprezzano pienamente in virtù delle esclamazioni di coloro che assistono all'azione del mastricciare e dello smucinare..."...tu guarda commo sta a mastriccià tu lì..." oppure..." ..aguarda commo smucina...ma que stae a cercà...sciapacchiotto..?! In quest'esempio si pone in risalto la forte componente nevrotica dello "smucinamento" quando arriva a denotare addirittura ossessione e compulsività per la paura di non riuscire a trovare ciò che si sta cercando, prefigurando l'ipotesi verosimile d'averlo perduto. ...Perciò chi assiste all'attività smucinatoria diventa giudice (a volte inconsapevole) della progressiva perdita di ragione dello smucinatore, che non riesce a trovare quel che cerca.

Lo sciapacchiotto è invece lo sprovveduto che sforzandosi di suscitare simpatia o ammirazione viene tollerato per compassione ed appena si allontana dalla scena, attira sopra di se le critiche implacabili di coloro che rimangono a parlare uniti da un vincolo d'omogeneità e d'affinità psico fisica. Lo sciapacchiotto è il diverso, il sub normale, l'ingenuo che tutti criticano ma che proprio per questo paradossalmente diventa necessario al consolidamento dei legami del gruppo dominante. Lo sciapacchiotto è il giullare (a volte inconsapevole) che rende tutti gli altri coscienti dell'esistenza di qualcuno peggiore di loro conferendo la certezza, a chi sciapacchiotto non è, di una superiorità relativa all'interno del gruppo, per definirne i canoni di normalità.Lo sciapacchiotto diventa perciò termine di riferimento: ..."la..nun n'arfà lo sciapacchiotto"...oppure.."...sae 'ngran sciapacchiotto...e finischetela...! " (Quindi può esserci lo sciapacchiotto temporaneo, permanente, finto o autentico).

Sempre in tema di relazioni intime a volte si creano circostanze tali che impongono l'uso congiunto di tutti i termini fin qui analizzati.

Quando certi desideri si appalesano nella loro incontenibilità e dalla smania di ricerca emerge con prepotenza la volontà di assaporare velocemente ciò che si è certi di aver trovato...spesso arriva un freno inibitorio esterno che testimonia l'esistenza di una volontà diversa da quella (illusoria) di aver a che fare con un mero oggetto di piacere...perciò se non ci si comporta a dovere, una frase di questo genere può giungere improvvisa, temuta ed irresistibilmente intimatrice...: "..ma te voe sta fermo....que stae a smucinà...leva le mano...e certo...te piaceria de gi a mastriccià tu li'... e levete...sciapacchiotto...sinnò te do du boccatoni (due ceffoni)! (Se lo smucinamento dovesse aver dato dei risultati, seppur incipienti, di tipo mastricciatorio; allora alla parola sciapacchiotto si potrà aggiungere pure quella di sugido (sudicio) e brutto porco che essendo termini somiglianti a quelli italiani risultano ben comprensibili anche senza traduzione.

Importante,dunque, è aver ben presente il processo diacronico: ...prima si smucina per cercare...poi dopo aver trovato ciò che si stava cercando si mastriccia, mentre se si esagera, sia nello smucinare che nel mastricciare, si rischia di fare la figura degli sciapacchiotti (con la seria probabilità di venire malmenati).

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Il Gualdese è una lingua ( o una parlata) che esce direttamente dalla foresta

Parole incredibili  - Maledizioni impossibili - Esclamazioni esagerate - Bestemmie terribili - Verbi ibridi - Preghiere incomprensibili. Sfondoni (sfonnoni. Lo sfonnone trasforma in neologismo dialettale, spesso ibrido, una parola italiana o straniera. Famoso lo "sfonnone" di un conosciuto personaggio gualdese che dopo aver accresciuto le proprie finanze, tentando di migliorare pure il suo italiano disse ad un amico che lo stuzzicava a parlare della sua segrataria...: ..."lasseme stà nun confonnemo el sacro col soprano"...forse disse soprano al posto di profano perchè un'altrettanto noto personaggio famoso per le sue qualità di bestemmiatore, mentre; seduto a terra nel cortile di casa sua, in periferia; affilava la falce a suon di martellate ogni tanto tra un canto sacro ed un brano d'opera, buttava giù un fiume di bestemmie, (bastigne) da far rabbrividire persino i più distaccati dalla cultura religiosa in quei tempi ancora molto sentita e radicata. Tra l'altro, questo personaggio pronunciò la peggior bestemmia che il Parroco del luogo disse di aver sentito durante tutto il suo ministero religioso. Si trattava di una brusca descrizione dicotomica con cui si poneva la Divinità in un'oltraggiosissima ed irripetibile posizione di subordinazione (è obbligatorio l'eufemismo) operata o astrattamente operabile da qualche ignoto. Un buontempone del posto tentò di sdrammatizzare la terribile figura blasfema dicendo al parroco che quanto asserito dal profanatore abituale sarebbe stato attuabile ma soltanto ad opera del clero. Durante il racconto dell'aneddoto (effettuato dal Parroco al buontempone) seguì una risata liberatoria emessa da tutti i presenti che immediatamente si fecero il segno della croce per quanto rimasero spaventati da tanta demoniaca perfidia.
Che il Gualdese sia una lingua "forestica" (selvaggia) appare chiaro a tutti coloro che provenendo da località metropolitane , soggiornano per un po' in questo luogo così particolare.
Il turista d'origine mega urbana ascolta sbigottito parole come... "morgnicone (il morgnicone è la persona di cui non ci sipuò fidare perchè rognica mormorando soltanto quando è assolutamente sicuro che nessuna delle sue vittime possa sentirlo. Il verbo morgnicare infatti si compone della parte mor che origina da mormorare e dal finale gnicare  derivante da rognicare. Rognicare significa brontolare in maniera aggressiva. Celebre dalle nostre parti è l'espressione: "sente commo rognica...rognica bruttamente" . Quindi il morgnicone rognica ma in sordina reprimendo palesemente un forte dose d'aggressività che  lascia però propagare nell' underground socio politico cittadino. Quindi il morgnicone è un seminatore di zizzania, discreto , silenzioso ma terribilmente efficace che prima o poi riuscirà nel suo intento che è quello di vedere sconfitti i propri nemici. Spesso il nemico tipico del morgnicone è il "baccaione" il "baccaione"  rappresenta l'antitesi morgniconesca infatti il baccaione schiamazza, molestia,offende, deride, umilia pubblicamente ma raramente ferisce a morte. Per questo il morgnicone a volte fingendo di essergli amico in realtà se ne serve come copertura chiassosa mentre colpisce con silenziose rasoiate i suoi antagonisti. Il baccaione proprio come il cane che abbaia, raramente morde ma guai ad esagerare approfittandosi di lui perchè se dovesse decidere di morsicare lo farebbe implacabilmente e senza pentimento alcuno perchè mosso da un nobile sentimento di giustizia. Molti morgniconi, spesso diventano vittime di rappresaglie baccaglionesche, a causa della loro pesante perfidia. )  rognicare, sgurbia, scadizzare, screpulito, marraccio, fascine, stollare, perticaia, palanghino, friscolo (che non ha nulla a che vedere con i tanto reclamizzati salatini al formaggio) baccaione,rancicare, argiogne, scatorciare, calzitte, scartocciare, bastignare, sdelamare, mastricciare, smucinare, sguillare, petriola, scorpellare, (questo è un neologismo che significa scorticare in maniera non grave ma molto fastidiosa..."si nun te la finische te scorpello la schina" (la schiena...da notare la similitudine con la parola inglese skin che significa pelle ...copertura)  oppure ..." ...ho sguillato (sono scivolato) e me so scorpellato tutt'a due i ginocchie.

IL PREDELLINO EROTICO - COMICO DI UN VITELLONE UMBRO

Questo fatto dolorosissimo, e' capitato presso la piazzola di sosta vicina ad una galleria della strada che porta a Fabriano. Quello spazio non asfaltato era famoso a Gualdo e dintorni come ritrovo di soggetti dediti al turpe mercimonio sessuale. In pratica una sera accadde che, un giovanottone traboccante di salute, dopo aver svolto un paio d'ore di depravata teoria in un cinema malfamatissimo di Fabriano (soprannominato non a caso "Il Pidocchietto") decise, sulla via del ritorno di fare pure un po' di pratica con una prostituta che era in sconcissimo agguato sul ghiaioso piazzale nei pressi della galleria. Si narra che il ragazzone, preso dalla foga alimentata dai freschi ricordi  del cinema, volle possedere la meretrice "more pecorum" e per farlo inizio' a dimenarsi tra i sedili dell'auto con lo sportello aperto. La professionista riuscì  a portarlo al culmine del piacere, ma poi si ritrasse per paura di cadere dall'auto in sosta sul piazzale sassoso. Lei rimase in macchina ma lui, il "merennone" sguillo' e proprio durante l'eiaculazione scivolò dal predellino dove si era inginocchiato (per profana adorazione). Dato che le sue scarpe avevano una suola molto viscida "sguillarono" pure loro sulle pietre. Il "mirabile" protagonista cadde rovinosamente tra le "brecce" del cortile scorpellandosi i "ginocchie" con un affannoso crescendo di gemiti di dolore che rapidamente inibirono quelli del piacere. In pratica si trattò di una rappresentazione grottesca della famosa frase esortativa pre bellica di Churchill: "lacrime, sudore e sangue"...con la variante aggiuntiva dello sperma, dato che il "merennone" ammise candidamente di essersi eiaculato addosso mentre, sudato e piangente, si rotolava sul cortile con "le brecce" 'nfilzate sui 'ginocchie' grondanti di sangue. Scena di genuina e maialesca apoteosi, meritevole di una riproduzione felliniana...o almeno "brassiana")

 ... O ancora in riferimento ad una famosa festa paesana..."aesso scorpelleno el pioppo,l'aggiunteno e pu l'addrizzeno e lo 'nfilzeno giù per terra) e verbi come ..." giressimo, faressimo, magnaressimo, arcaparessimo, arcapezzaressimo (questi sono tipici verbi ibridi - condizionale e congiuntivo messi insieme. Dato che l'uso coniugato dei due tempi è tra le arti logico - grammaticali più difficili da attuare nell'uso della lingua italiana, a Gualdo, pragmaticamente si è deciso di prendere una scorciatoia, per non sbagliare. Perciò invece di dire per es: "lo faremmo se potessimo" si dice semplicemente " el faressimo" , C'è una frase del gualdese arcaico attribuibile ad un colono che interpellato dal padrone sul grado di soddisfazione della sua famiglia (rigorosamente patriarcale) sembra rispose così al  "signore" che gli domandava come fosse il cibo del suo podere..." magara ce l'essamo commo c'el magnariassemo" ( che all'incirca dovrebbe significare: " magari  potessimo disporre del cibo che vorremmo mangiare"). Non si sa se il padrone decise di cacciarlo dal terreno, oppure mosso a compassione dalla numerosissima e malnutrita prole del suo contadino decise di lasciargli una quantità superiore di raccolto. Forse fu così quando, dopo averlo esortato, "a prendere precauzioni contraccettive"..il buon colono gli rispose candidamente..." sor padrò...aguardate che io mel copro sempre coi calzitte ...però ogni tanto me ne capita qualchi d'uno bucato ..e allora ..mesà che qualchi cosa passa uguale..."...questo alla faccia dei moderni profilattici ultra resistenti, ultra sensibili, ultra sottili ed ultra...tutto insomma. Forse l'idea di usare i calzini come anticoncezionale, contribuirebbe al rilancio demografico, con un pizzico di divertimento in più.
Insulti come salciccione, merennone, marzoccone, saccoccione, borcione, borraccione,mallone, sono all'ordine del giorno, quando certe tempeste ormonali inducono dei poveri sprovveduti a "passeggiare" nervosamente sotto la finestra di una piacente pur se attempata signora.
Si deve prima di tutto spiegare chi o cosa sia il o "el merennone". Alcuni potrebbero pensare alla famosa pubblicità di "el merendero" mutuata dalla celebre canzone "el dindondero". Bene immaginate una sintesi tra merendero e dindondero con due ragazzotti inondati dal testosterone oltre che da qualche birra bevuta insieme davanti al bar.... Verso sera questi due vitelloni  iniziano a girare nervosamente intorno all'abitazione di una piacente signora di mezza età, immaginando ed alimentando reciprocamente delle fantasie intime indicibili. Ad un certo punto tra i due inizia un'inevitabile contesa per quell'oggetto del desiderio tanto idealizzato...Uno fa all'altro:"..que passigge?" (cos'hai da passeggiare?) ...l'altro risponde:" ma tu que passigge...perchè 'nt'arvae" (tu piuttosto cos'hai da passeggiare...perchè non te ne torni a casa?) Scatta perciò un battibecco nervoso dominato dalla rivalità. La lite prosegue finchè gli ormoni misti alla birra spingono i due ad aggredirsi anche fisicamente. E' proprio a questo punto, in pieno schiamazzo che si sente il rumore secco di una persiana, mentre si dischiude (taclac...) Si affaccia alla finestra lei, la donna dei loro sogni proibiti, che senza mezzi temini dice a voce sostenuta: "...ve la smettete sci o no de fa' sto rumore...merennoni !!! Sinnò ve manno a passeggià ....giù la caserma dei Carabinieri..". Alla parola Carabinieri i due "merennoni" assumono un'aria sbigottita e dopo aver lanciato un'occhiata fugace d'irreprimibile desiderio verso la femmina della loro vita (vita onanistica, dato che lei, la donna fatale, nemmeno pensa lontanamente di "accoppiarsi" con due merennoni del genere) se la danno a gambe proprio come due gatti in calore scacciati da un rumore improvviso. Dunque il merennone o la merennona rappresentano l'individuo perennemente in cerca di gratificazione orale. Il più delle volte questa gratificazione arriva appunto con il cibo. I merennoni non sono necessariamente grassi però devono essere indolenti e succubi di un pressante desiderio sessuale che puntualmente finisce nella più tetra frustazione provocando un repentino rifugio negli alimenti  e nelle bevande oltre che in altri sfoghi di tipo "manuale". I merennoni sono riconoscibili dalla camminata dondolante e dalla parlata flemmatica...Famoso, lo sfogo di una nonna vecchia maniera, verso i due nipoti (un maschio ed una femmina) appunto, merennoni inguaribili: ...aguardateli tu lì...sempre spoltracciati ( seduti o distesi in maniera molto scomposta)...sete du' gran cocemeloa (siete due grandi cuocimi le uova)...facete la vita del beato porco..magnate beete e gete de corpo...ma tu guarda que s'avria da vede'...(espressione tipica e molto ricorrente, di sbigottimento misto ad indignazione)...sti du merennune (il finale in une al posto di quello in oni serve ad accrescere il valore dispregiativo della qualificazione attributiva).

Preghiere incredibili .
Durante la recita serale del Santo Rosario si sentivano cose del genere: ..."Maria 'nte 'ncognatte" (questa frase si trova ancora sotto l'esame analitico etimologico dei più autorevoli linguisti di fama internazionale, addirittura qualcuno avrebbe scomodato degli egittologi, ma nessuno sa cosa significhi con precisione. Forse si trattava semplicemente di un'interiezione riferita ad una donna, che per lenire la secchezza delle fauci, causata dalla lunga orazione decise di andare in cucina per bere un goccio di cognac).
Ma la più terribile dal punto di vista etico glottologico rimane indubbiamente questa;..." ...'nto 'n du casse...giù la stazione..sei libbra d'ossa ...en gite a male.." che dovrebbe corrispondere all'ultima parte del Padre Nostro in latino...
et ne nos indùcas in tentatiònem,
sed lìbera nos a malo...

Imprecazioni impossibili.

E' popolarmente conosciuta la maledizione che Gesù scaglio'  all'albero di fico infruttuoso provocandone l'immediato e mortale avvizzimento. Chi non obbedisce al volere di Dio muore.

Chi vive a Gualdo Tadino conosce sicuramente la storia del Santo Patrono (il Beato Angelo) che venne maledetto dalla madre perchè privava se stesso e la sua famiglia del cibo, per darlo ai poveri affamati (che, secondo il Vangelo, sono la personificazione di Gesù). Il Beato Angelo rispose alla maledizione e sua madre per questo morì.
I veri gualdesi, fedeli al Santo ed alle sue opere si guardano bene dall'inviare imprecazioni (perchè arrieno ...e s'arbireno 'ncone) ed in particolar modo i figli (pur se rarissimamente in odore di Santità) nella maniera più assoluta non si azzardano ad imprecare contro le proprie madri. Per converso le mamme sapendo di rischiare una contro imprecazione sicuramente mortale, quando estenuate dalle marachelle dei figli, non riescono a trattenere una qualche invettiva, molto spesso dicono una frase di questo tipo: ..." ...arnentrete...do arvae...sae stato (stata) tutt'ogge 'n giro...certo che ta te el tremoto nun te ce chiappa 'nton casa...che posce....'uhhh que me fae di'...che posce murì screpulito..." Ora se doveste per pura curiosità consultare la più aggiornata enciclopedia medica non riuscireste a trovare lo "screpulimento" ossia il morbo che provoca la morte allo "screpulito". Questo semplicemente perché la malattia dello screpulimento non esiste ma deriva da un progressivo concatenamento tra azione ed inibizione vocale nel tentativo di usare e non usare più parole, che da' come risultato un'ibrido inconcepibile inattuabile e perciò impossibile da punto di vista imprecativo. Screpulito si compone di sc...(forse schioppato...ossia scoppiato...di ..cr...crepato...sempre scoppiato ma senza fragore...pul...pulmunite...ito...allinito...ntisichito...ecc..)  Però ciò che conta è che nessuno a Gualdo e dintorni è mai morto screpulito a causa di un'imprecazione pronunciata dalla propria madre e per converso nessuna madre si è mai beccata una contro imprecazione derivante dalla paura del figlio di perire per screpulimento.
Per quanto riguarda le imprecazioni classiche c'è quella storicamente più collegata alla cultura di Gualdo Tadino che anticamente fu città tradita dalla strega Bastula, la quale venne bruciata in piazza come accade ogni anno nella rievocazione storica dei Giochi de le Porte. Quindi per scherzo o seriamente il gualdese impreca con un..."posce murì abbrugiato (a)". RIsultano in forte disuso se non per ragioni ludiche imprecazioni come ...: ..."possa piatte 'na pulmunite" dato che dopo la scoperta della penicillina questo morbo non è più considerato come grave. Quindi dopo aver arricchito l'imprecazione trasformandola prima in possa piatte 'na pulmunite doppia e poi in "possa piatte 'na pulmunite cuperta (con la speranza che la non evidenza dei focolai infettivi potesse aggravare tragicamente il quadro clinico della vittima designata) la maggioranza dei soggetti imprecatori ha scelto d'inveire diversamente verso i propri antagonisti. Rimane celebre l'imprecazione multipla e totalizzante che una donna esarperata dalla condotta criminale del figlio, fregandosene della possibile reazione contro imprecativa disse al discoletto che girovagava incessantemente per il quartiere combinandone di tutti i colori...: "arnentrete...possibile che nte se fa mae ora...?! ..che te piassero tutti i male del policlinico de Perugia...
Per fortuna il bambino (ormai adulto) pur se  permanentemente agitato, gode ancora di ottima salute e soprattutto non ha mai contro imprecato verso la madre.

Degna di nota un'imprecazione che una donnina, dalla mite apparenza, confessò al parroco, d'inviare candidamente, "ta quelli che la facieno dannà"...vedè sor curato ..io nu  le manno le 'mprecazioni brutte..solo che quanno nun ne posso più, je dico che posce cresce 'n chilo al giorno"... che per gli anoressici sarebbe pure una maledizione benefica (scuate l'ossimoro) ...almeno per i primi trenta giorni...ma poi...bhe lasciamo perdere...Restano molto usate imprecazioni come:"...che te piasse 'no sbocco de sangue...e che te  se potessero secca' le mano ( o altre parti del corpo usate per limitare ingiustamente l'altrui libertà. Qui si nota un'estemporanea imitazione della Shari'a islamica mista alla legge del taglione citata nell'Antico Testamento)..". Queste maledizioni vengono scagliate prevalentemente a coloro che parlano a sproposito ( ma te voe fa i cazze tua...che te piasse no sbocco de sangue ...oppure che possa seccattese la lingua...o "la lengua") ed a quelli che hanno l'abitudine di combinare guai toccando manipolando manomettendo se non addirittura rubando, le cose altrui( che te se potessero seccà le mano...ma te voe sta fermo...oppure arpusa que la cosa che te se potessero seccà le mano...oppure...ma do l'hae messo quel coso...che te se...ecc..)...aguarda quel cane l'ha arfatta davante la porta de casa...che ie se potesse seccà 'l culo....(o con maggior volgarità ...el buco del ...Che posce murì arrabbiato)
Si deve constatare che nel linguaggio attuale, una maledizione viene utilizzata con frequenza..: "...che posce murì avvelenato (a)..."
Questo fatto trova origine e giustificazione nella cultura fortemente sommersa del ricorso alle arti magiche, effettuato dal gualdese tipico...che ama molto "sgarufare" nell'occultismo. (Sgarufare significa scavare nervosamente nel terreno. Sgarufa il cane da tartufi...sgarufa tra la terra fangosa "el porco".. sgarufa nel sottobosco el cinghiale...l'azione di chi sgarufa, ci fa pensare un po' all'artiglio Sacro di Garuda che è l'uccello mitologico gigantesco, trasportatore di Visnu, il Dio della saggia conservazione di cui parlano i Veda indiani. Tra l'altro e non a caso la maggir compagnia aerea indiana si chiama Garuda Air Line).

Malocchio fatture e stregoneria in segreto ...Messe...processioni... e cerimonie sacre in pubblico...Ecco  la bizzarra realtà della Gualdo "furestica"...

Il tentativo eretico delle "larghe intese spirituali".

Padre e figlio s'imbattono in una nota iettatrice (conosciuta in tutta la città)  "in odore" di stregoneria. Il figlio segnala con discrezione il fatto al padre, che prontamente, forte della sua predominante esperienza, lo istruisce con una frase del genere: "Tu nun te la pia'.....Quanno te la 'ncuntre, fatte el Segno de la Croce, di el Pader Nostro è pu'...  FAJE LE CORNA (esibendo vistosamente il famoso gesto apotropaico) ". Il figlio, visibilmente confortato dalla soluzione risponde: "E già,  ba' almeno j'accontentamo tutte. " Ed è in circostanze come queste che Gualdo esprime la sua essenza di profonda italianità. La ricerca del compromesso per mantenere la pace è così intensa, che a volte sfocia in qualche missione impossibile, come quella di unire il Sacro al profano.


Le punizioni corporali.
La roccia de venco
Ogni casa gualdese rispettabile aveva, un tempo, appoggiata al portone una robusta verga di frassino o di salice piangente (ed a piangere non era il salice ma colui sul quale il salice si appoggiava). Questi strumenti venivano usati durante gli inseguimenti che i genitori effettuavano verso i figli per finalità rieducative. " ...Sae argito a rubbà le cerase...dilinguente...adesso te do quattro rocciate nte le gamme (o nto la schina) almeno te la finische.." ed iniziavano delle scorribande frenetiche  e terribili che nei casi più disperati costringevano i poveri ragazzi a permanenze lunghissime fuori dalle mura domestiche (nei mesi estivi questi inseguimenti punitivi erano più frequenti a causa della maggior lunghezza delle giornate). Addirittura si narra di fatti in cui per tre quattro giorni l'inseguito stette nascosto nei boschi limitrofi e venne alimentato da amici compassionevoli che periodicamente gli portarono pagnottelle acqua ecc... per la frutta ovviamente c'erano gli stessi alberi a causa dei quali la punizione della roccia de venco veniva irrogata.
El Bastone de carpignano

Il "carpignano" rimane una pianta sconosciuta e probabilmente immaginaria. Nell'antica cultura popolare veniva invocato per infliggere durissime punizioni corporali a coloro che si macchiavano di omosessualità forte ripetuta e suscitante pubblico scandalo. Dobbiamo specificare che la cultura gualdese più tradizionale non conosce parole come "gay, omo etero bisex trans lesbo ...ecc.." Per il gualdese arcaico al massimo esiste "el frogio" (con la g e perciò,nemmeno frocio) ed al massimo "el recchione" che vano tenuti alla larga appunto col bastone de capignano. Oserei dire che l'epiteto "frogio" per il gualdese antico non costituisce nemmeno qualificazione dispregiativa ma semplicemente carattere distintivo per aver chiaro "chi fa certe cose... e chi fa quell'altre cose"...in più tra coloro che "fonno quell'alre cose" il gualdese antico si preoccupa di sapere ...chi è che statia sotto e chi sopra"...Il gualdese ricordiamolo, è etnicamente "furestico" e perciò virile. Quindi anche in determnate ed "anomale" circostanze sessuali, vuole distinguere colui che svolge un ruolo attivo da colui che invece è succube e perciò "frogio" perché per il gualdese antico è "frogio" soltanto colui che svolge il ruolo sessuale passivo. L'omosessualità femminile viene scarsamente considerata addirittura di una donna omosessuale non si dice che "è lesbica" ma ..."..dice che va con quell'altre donne"... Comunque rimane forte la consapevolezza che nell'atto omosessuale anche chi svolge il ruolo attivo non e' poi che sia così puro...semmai e' il dominante ...il forte...il sottomettitore e perciò colui che va temuto, sopportato e non contraddetto...ma, seppur in sordina, di sicuro, non rispettato più di chi vive l'atto con piacere passivo. C'è in proposito un aneddoto: " durante un rapporto omosessuale il soggetto attivo aveva l'abitudine di morsicare le orecchie al soggetto passivo, che ovviamente si lamentava di un simile sopruso dicendo al partner...aoh..ma te la voe smette...el sae che c'hae 'n viziaccio...?! Prontamente il soggetto attivo rispondeva...: e certo ...sarà bello el tua de vizio...ma finischetela va...! Questo per dire che a Gualdo o almeno nella gualdo tradizionalista l'omosessualità veniva ed in alcuni casi ancor oggi viene vissuta con prudenza, clandestinità e perciò con ipocrisia. La paura che genera questo comportamento è ovviamente quella di essere derisi insultati ed emarginati...Gualdo trabocca di aneddoti finti e veri se non addirittura di leggende metropolitane dove due o più "frogi" (con tanto di nomi e cognomi) sono stati visti " a fa certe cose" e di altri che sorpresi dal fenomeno del pene captivus..." l'honno portati via co l'ambulanza, arrotolati dentro na cuperta" come di altri "frogi" solitari...ricoverati con utensili di varia e bizzarra natura "nfurtiti" dentro l'apolla rettale. Insomma la cultura furestica percepiva in passato e forse ancor oggi (almeno in parte) sente  l'omosessualità, come una pratica innaturale e perciò pericolosa per la vita del bosco . Nel sottobosco, quindi, aleggiano chiacchiere e maldicenze, che come tagliole hanno la subdola finalità di neutralizzare chi vuole o vorrebbe vivere in un altro modo, per esempio sposando una persona dello stesso sesso con una cerimonia celebrata in uno stato estero...."  aohh el sapete...quei due senno sposati in Inghilterra...ma allora è vero ch'enno frogi...e giù con peripezie immaginarie grottescamente descrittive dei due poveretti (o delle due poverette) che quasi sicuramente torneranno a casa con fastidiosi ronzii auricolari dovuti agli assalti "furestichi" della maldicenza locale.
Un gualdese DOC (e pure DOP dato che la denominazione d'origine oltre che controllata è pure protetta) mentre sta bevendo "'n goccio de vino" in una tipica osteria, segue distrattamente il notiziario alla televisione...si parla della recente scomparsa di un famoso personaggio della canzone italiana. Questo personaggio, notoriamente omosessuale, non avendo lasciato alcuna manifestazione di volontà testamentaria in favore del suo convivente (che il gualdese DOC -DOP sarcasticamente definisce "la vedova del frogio") ha in pratica devoluto decine di milioni di euro ai suoi, pur se lontani, parenti. E qui arriva la stoccata "furestica" del gualdese DOP-DOC..." Aguarda sto frogio...ta quell'altro se la 'nculato tutta la vita e pu nu 'gna lassato manco 'n soldo...certo però che la 'nculata più grossa ie l'ha data da morto miga da vivo..." ...e giù ..una bella bevutella (beutella) di vino....

Presso un distributore di carburante lungo la statale Flaminia, tra Gualdo e Nocera Umbra.

Si fermò  un giorno un cliente tedesco per chiedere un'informazione.
Rivolgendosi al gruppo di persone sedute fuori dal bar del distributore disse con accento inconfondibile : " Scusate...Sig...nori...tofe essere strada per Cattolica...Rikkione?.." Prontamente si avvicinò un simpatico personaggio, frequentatore abituale del bar, che, gesticolando vistosamente, rispose così  al turista: "Allora... gete su per tu line, doppo voltate pe Ancona...arriato prima d'Ancona...piate l'autostrada e gete sempre dansune...doppo un'oretta c'è  Cattolica e pu anche Rikkione. . . " Voltandosi verso il capannello di amici aggiunse ridacchiando... : " Nve la piate che su per di lì  de rikkione ce n'enno quante ve ne pare"...Il tedesco disse : " Crazie sig...nore...arrifeterci"...e se ne ando' con uno sguardo intriso di serenita mista a disorientamento....mentre il gruppo di amici del bar passarono alcuni minuti ridendo sul gradevole quivoco verbale. 


El gastigo a la scola.
A scuola venivano usati metodi molto più civili ma dato che il telefono azzurro non esisteva anzi non c'era neppure il telefono i maestri e le maestre quando trovavano allievi particolarmente refrattari all'acquisizione delle nozioni li mettevano semplicemente in castigo  dietro alla lavagna "co le brecce o col cece sotto i ginocchie " per non parlare delle bacchettate sulle dita e dei "boccatoni"...hai scritto ongni (con la n davanti alla g) razza di somaro ...schiaff schiaf... e giù dietro la lavagna...
Questi metodi così "compassionevoli" ispirati dai più evoluti trattati di pedagogia, servirono comunque ad evitare certi fattacci che oggi fanno piangere e disperare sul serio migliaia di famiglie. Tanto che a Gualdo quando si parla di scuola la frase più ricorrente è questa:...c'arvurria la scola de 'na volta...vedrae che 'nquel modo la dilinguenza nu scappa fora..."
Chissà? ...Non voglio esprimere giudizi, però...forse...
Chi fio sae? Ossia ...Come puoi essere individuato etnicamente?
Recentemente mi è capitato di assistere a questa conversazione: Quella chi fia è? Risposta: quella saria ...la sorella del marito de la sorella, de la moje, del fratello de quello che laora giun quel negozio di sotto le fabbriche. (Richiesta ulteriore di chiarimento) ; do...sotto ...Rigali?...Risposta epesegetica fulminea: no...no sotto la Vaccara... Commento rassicurante del primo interlocutore :...a mbhe..me paria... (cioè gli sembrava che ci potesse essere un'altra persona con quell'intrigo parental commerciale pure dall'altra parte (come negli universi paralleli di Fringe)

El Piccasorce, i piccasurce e l'istinto "furestico".
Il piccasorce o pungi topo sarebbe la pianta del "rusco" conosciuta da secoli per le sue proprietà benefiche sulla circolazione del sangue e sui tessuti venosi, tanto da poter essere attualmente trovata in ogni erboristeria. L'uso del piccasorce era comunque destinato non soltanto a finalità alimentari e curative ma anche, appunto, veniva utilizzato per difendere le case ed i granai dalle invasioni dei ratti. Per questo motivo si trovavano mazzi di pungitopo vicino a certi pertugi reputati come vie d'accesso clandestine per i graziosi roditori che appena sentivano gli aghi del pungi topo sul loro delicato musetto cambiavano strada. I piccasorci (o piccasurce, nella versione ulteriormente involgarita) erano un valido ausilio per la pulizia dei camini, delle canne fumarie e dei tubi delle stufe, quando con l'arrivo della primavera qualcuno in casa pronunciava la frase fatidica:..." ...Me sa che la stufa e 'l camino n' s'accenneno più..toccaria da 'narpulita tai tube...gemo a coie quattro piccasurce va...".. E ci s'inoltrava nella foresta durante una tiepida giornata di maggio, dopo giorni e giorni di reclusione invernale. L'ambiente già profumato di vita nuova ci suggeriva che "i piccasurce" erano soltanto una candida scusa per fare una bella esplorazione del territorio "furestico" (forestico è ciò che sta fore ovvero corrisponde a quello che rimane esterno al perimetro murario cittadino, reale o ideale, considerato come zona incivilita) magari contribuendo al processo di perpetuazione biotopica e biologica. Quindi l'espressione:"gemo fora" significa proprio nell'inconscio collettivo ...andiamo nella foresta a ricongiungerci col nostro vero se di animali di montagna...Così proprio accadde per due fidanzatini che inviati dalle rispettive famiglie nel bosco a cercare "i piccasurce"...incontrandosi per caso tra gli alberi odorosi di muschio, iniziarono a parlare di pulizia di tubi canne fumarie,incrostazioni e fuligine finchè non si resero conto del reciproco e "furestico" sussulto ormonale che li spingeva alla verifica esplorativa ed alla simbolica pulizia di ben altre cavità, corporalmente appetibili. Inizò così un'amplesso "furestico" con tanto di "rancicune" ed arvulticamento giun terra...in questo rotolarsi i due dimenticarono il vero motivo della permanenza in quel bosco finché la ragazza sentendo una puntura lancinante al fondoschiena urlò a squarciagola contraendo tutti i muscoli del corpo...Il maschio disse: "ma que c'è...qu'hae fatto?" e lei.."nun n'el so ...me so piccata con qualchi cosa..." e lui guardando alla meglio nei paraggi del conglomerato bicorporale ancora seminudo ed avvinghiato..."ferma ferma ..nun te moe...semo giti dentro 'na fratta de piccasurce"... e ci sarebbe stato da ridere se provando a staccarsi non si fossero accorti di non riuscire a farlo perché la paura ed il dolore avevano prodotto la contrazione della muscolatura vaginale della ragazza determinando il cosiddetto fenomeno del "pene captivus" (o pene imprigionato) ...Disse lui sgomento:..."ma fatto mappa" (mi è rimasto incastrato a causa di un rigonfiamento sommitale dovuto alla strozzatura vaginale) e lei terrorizzata:... e mo commo facemo tu qui nun c'artroa niciuno e fra mpo se fa notte... si capita qualchi annimale ce se po' anche magnà" . Per paura e disperazione iniziarono a dimenarsi tra la fratta dei piccasorci che risolse il problema, dopo averlo provocato. Urlarono forte tra la foresta per le punture di pungitopo e le reazioni endocrine fecero il resto..si staccarono e dopo essersi rivestiti in fretta raccolsero dei bei mazzetti di rusco, correndo verso le rispettive dimore a causa dell'ora ormai tarda. Si sentirono le urla dei genitori preoccupati ma le bacche rosse dei piccasorci testimoniarono l'espletamento del compito affidato ai due ragazzini, che oggi sono sposati felicemente e consigliano ai propri figli di comperare il rusco in erboristeria perché quello "furestico putria esse pericoloso"...
A proposito sembra che un buon minestrone fatto con bacche e foglie di rusco sia veramente ricchissimo di vitamina c.
Sicuramente tutti voi avrete assistito almeno una volta alla penosissima scena del pene captivus tra due cani randagi. Gli "esperti" consigliano in questi casi due tecniche molto efficaci per staccare gli sfortunati animali: la prima consiste nel tirare uno o due secchi (sicchie) d'acqua sopra le bestiole; la seconda tecnica richiederebbe l'uso di un bastone con cui percuotere i due poveri cani per finalità adrenergiche.

Ovviamente tutti e due i sistemi sono esecrabili, però non dimenticatevene mai quando e se doveste andare nel bosco con il vostro partner a cercare i "piccasurce"...dato che qualche scellerato un po' all'antica potrebbe sempre passare nei paraggi del "rugacceto" (siepe costituita da vegetali molto pungenti ed a concrezione intricatatissima).

Il compito in classe dall'alluvione al figliol prodigo (qualche decennio fa)
Descrivete l'alluvione che ha colpito una parte del nostro amato paese.
Svolgimento di un alunno (abitante nei paraggi di Gualdo Tadino) molto essenziale nel parlare e nell'agire:..."..E'arriata la pinaia...cesi...besti...via tutti..." (E' arrivata l'alluvione che ha portato via case,animali e tutto quanto)
Parlate della parabola del figliol prodigo
Svolgimento compiuto da una ragazzina (sempre di Gualdo Tadino e dintorni):..."El fio era gito via de casa, ma dopo che s'era consumato tutti i soldi co le puttane e che se muria de fame, che rubbaa la ghianne tal porco per magnassela per lue e che l'aia cacciato via anche el padrone di maiali, che iaia rubbato la ghianne, allora s'ergito a casa. El padre che l'ha visto arrià da lontano, s' è messo a uccà forte da la contentezza e pu ha ditto ta quije de casa: "ammazzate 'na vacca bella grassa e metteteie i calzitte" (e qui, non apparve al maestro elementare e non appare a noi, chiarissimo, perché ad una  povera vacca assassinata si dovrebbero mettere pure dei calzini; rendendola somigliante al bovino raffigurato nella  Guernica di Picasso, ibridato da bizzarri tratti d'atemporalità dello stile di Salvador Dalì con l'abbondanza delle forme di Botero.) Comunque si rimane confortati leggendo la conclusione del tema fin qui mirabilmente svolto con potenza icastica insuperabile..." però ta quell'altro fio nun è che je gia tanto bene, perché ta lue nu je facieno fa manco merenna co 'i amici".

Espressioni icastiche
"...mpunta' l'ogna..." impuntare le unghie. Mostrare forte riluttanza nell'accogliere una proposta, nel prendere una decisione o comunque nel farsi convincere da altri su determinate ed indefettibili scelte non più rinviabili.
"....aguarda commo 'mpunta l'ogna...certo che nu gne ne va pe gnente de gi to la giune..."

Straginare... (continua)

Dal sogno erotico alla visione eretica (continua.....)

L'attendente della regina. La vestizione serale....(continua)

Gualdese ...parlata furestica....